Nadal ha allungato a Roma la sua lunga lista di record (e tic)
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(Afp)
Rafa Nadal
Ci sono stati numeri 1 del mondo fortunati e ci sono stati giocatori che hanno battuto i numeri 1 più di tutti. Questo record – anche questo – appartiene a Rafa Nadal che, domenica nella finale degli Internazionali d’Italia ha messo il nono sigillo a Roma, superando in finale Novak Djokovic e allungando a 5-3 i testa a testa al Foro contro il campione di gomma. Una vittoria che gli ha anche permesso di ridurre il distacco nei confronti totali (26-28).
Il mancino di Maiorca è salito già più volte sul trono della classifica, ma nel suo caso – come del resto in quello degli altri mostri come Federer e Djokovic – il ranking Atp è davvero aleatorio. Infatti, l’11 volte campione del Roland Garros, oggi numero 2 del mondo, ha superato 20 volte il numero 1 di turno (18 sconfitte) con una percentuale di successo del 52,6%.
Ma quali sono stati gli altri giocatori più vittoriosi contro chi occupava la poltrona principale del ranking?
Conteggiando almeno otto confronti, il secondo in questa particolare classifica è lo sfortunatissimo argentino Juan Martin Del Potro, stoppato in carriera da tre interventi ai polsi, e anche da uno al ginocchio. L’argentino è stato capace di battere il re 10 volte (13 sconfitte). Una percentuale, quella del 43,5%, che per un nonnulla non è stata migliorata proprio a Roma quando Delpo ha fallito due match point nel formidabile confronto dei quarti contro Djokovic. Il terzo è lo stesso campione serbo con 13-17 (43,3%), quindi Bautista Agut con 3-5 (37,5% (37,5%), Federer con 10-19 (34,5%), Murray con 12-29 (29,3%).
Al Foro Italico, Rafa ha fatto man bassa di primati, staccando Nole che lo affiancava a quota 33 titoli Masters 1000. Lo spagnolo ha fissato il limite del maggior numero di titoli in un torneo così qualificato aggiudicandosi 11 volte Montecarlo, e detiene anche il secondo posto di questa speciale graduatoria con i 9 trofei vinti a Roma. Seguono Federer che sbandiera i 7 di Cincinnati e poi Agassi e Djokovic con i 6 a Miami.
La scorsa settimana, mentre tutti soffrivano le condizioni difficili per la pioggia, e anche i due match giocati in un giorno solo, lo spagnolo ha collezionato ben quattro 6-0. In passato ne aveva raccolti al massimo tre in uno stesso torneo, compreso il Roland Garros dove si giocano partite al meglio dei cinque set e due partite in più.
Rafael Nadal vince la finale degli Internazionali di Roma contro Novak Djokovic
Stavolta, pur reduce da una stagione sul rosso non esaltante, con tre semifinali perse su tre, dopo i nuovi problemi al ginocchio sinistro che l’hanno costretto all’ennesimo stop ad Indian Wells, Rafa ha siglato peraltro il primo 6-0, addirittura in finale e dopo 141 set disputati contro Djokovic, nella loro epica rivalità di 54 confronti, la partita più giocata di sempre del tennis. Il famoso e umiliante “bagel”, come dicono gli statunitensi richiamando l’immagine della ciambella col buco, quindi con lo zero. Come nell’ultima partita del singolare maschile a Roma non succedeva da 17 anni, dalla finale 2003, Agassi-Haas.
Suo è anche il record di anni con almeno un successo sull’Atp Tour, 16 (dal 2004), meglio dei 15 di Federer (2001-2015), dei 14 di Lendl (1980-1993) e dei 13 di Connors (1972-1984). Rafa comincia adesso la settimana consecutiva numero 735 da “top ten”, è fra i primi 10 della classifica mondiale dal 25 aprile 2005.
Rafa Nadal
Quella moltitudine di tic e manie
Fra le statistiche dobbiamo annoverare anche i tic di Nadal, che continuano ad aumentare. Dopo le tre bottigliette d’acqua che allinea a ogni cambio campo accanto alla sedia, mettendole una vicina all’altra, in diagonale, con le scritte in ordine, rivolte verso il net. Dopo la pulizia di un metro e mezzo di riga di battuta con la suola della scarpa, dopo i doppi, mini-toccamenti, del naso, dell’orecchio, della spalla, della maglietta, dopo il tiraggio della punta del pantaloncino (o degli slip?) è arrivato un nuovo tic: ora, quando serve, ha preso a guardare fisso, una, due, anche tre volte, in parallelo, accanto a sè, come se scrutasse qualcuno fra il pubblico. Non è un fotografo. E lo fa da tutt’e due i lati del campo, ogni volta che batte. Fateci caso.
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